Bruno Munari, nato a Milano nel 1907, fu un artista eclettico, tanto da influenzare il mondo della grafica, della pittura, del design e della comunicazione, concorrendo alla rinascita artistica del nostro Paese nel dopoguerra.
Nato a Badia Polesine, nel 1925 si trasferisce a Milano e qui entra in contatto con gli ambienti e con gli esponenti del futurismo. Movimento, però, da cui ben presto si dissocia: perché esaltare velocità e dinamicità limitandosi ad una pittura bidimensionale? Da qui parte la sua concezione artistica: supera la classica concezione di “dimensione” per creare quadri e sculture fuori dal tempo, forme sospese in aria, libere di muoversi.
L’anno dell’affermazione è il 1948, anno in cui (insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati) crea il MAC, Movimento Arte Concreta, corrente artistica che rimarrà in vita per circa dieci anni e che abbraccia diverse discipline, dalla pittura, all’architettura fino alla grafica. Lo scopo è sollecitare lo spettatore, suscitare reazioni e stimolare tutti i sensi, attraverso la fantasia: “arte concreta è quindi quella che fa vedere la natura interiore dell’uomo o della donna, il pensiero umano, la sensibilità, l’estetica, il senso dell’equilibrio e tutto ciò che fa parte della natura interiore, altrettanto natura di quella esteriore.”
Le opere artistiche realizzate da Munari sono numerose, vale la pena citare – tra le tante – i “Libri Illeggibili”: presentati per la prima volta nel 1950, erano libri senza testo né immagini, in grado di intessere un racconto solo attraverso forme e colori. Che cosa voleva dimostrare Munari con questa opera? Che c’è sempre un contenuto e deve essere il lettore a doverlo immaginare con la propria fantasia. I libri illeggibili ebbero un tale successo da aggiudicarsi la medaglia d’oro alla Triennale di Milano e da guadarsi l’esposizione al MOMA di New York.
Munari e Campari: la rivoluzione del manifesto pubblicitario
Come abbiamo anticipato, Munari si occupò anche di grafica e di comunicazione. Nel 1964 Campari, la nota azienda di beverage, gli commissionò la realizzazione di un manifesto pubblicitario, per l’inaugurazione della Metropolitana M1 di Milano. Ed è qui che avviene la rivoluzione: Munari crea un manifesto che tiene conto di una “visione mobile” e, allo stesso tempo, “parcellizzata”. L’idea vincente fu creare una comunicazione che non perdesse la sua efficacia di informazione anche se intravista parzialmente, anche se vista di corsa sulla metro, o se coperta da un gruppo di persone. Crea una grafica potenzialmente replicabile all’infinito, seriale, prendendo spunto dalla carta da parati: un flusso continuo di immagini, senza interruzioni.
La grafica editoriale: Domus e Einaudi
Negli anni ’50 a Munari viene commissionato un grande progetto: la grafica delle copertine della rivista Domus, periodico di architettura e design, pubblicato ancora oggi. Sceglie come soggetti figure geometriche, accosta forme semplici e colori primari opposti secondo linee di successione che annullano lo sfondo. Il risultato è un’instabilità percettiva dove le figure sembrano in movimento, su piani diversi.
Sempre all’interno del mondo dell’editoria, fondamentale fu il suo contributo per Einaudi: negli anni ’60 realizzò la grafica di numerose collane seguendo il filo conduttore della semplicità, dell’essenzialità e del rigore stilistico.
Il logo della Lombardia
Per la sua regione, nel 1974 progetta insieme a Bob Noorda, Pino Tovaglia e Roberto Sambonet il marchio e l’immagine coordinata per la regione Lombardia. Come immagine scelsero di rielaborare, in stile geometrico, la rosa camuna (simbolo del territorio, portatrice di usi e credenze popolari) e porla su sfondo verde: un chiaro rimando alla Pianura Padana.
Un patrimonio artistico-culturale vastissimo
La produzione artistica di Munari ci ha lasciato un patrimonio culturale ampio. Non solo opere, ma intuizioni, idee che rivoluzionarono il nostro modo di comunicare, il nostro modo di percepire ed elaborare un messaggio. Idee valide ancora oggi.